Home / CONVEGNI E SEMINARI / Emergency presenta il libro di Gusti Da Pozzi: “Il mestiere di morire”

 

La sede veneziana di Emergency ha ospitato in questi giorni la presentazione del libro ‘Il mestiere di morire, di Gusti Da Pozzi’. All’evento erano presenti Stefano Bortoli come curatore, l’architetto Marino Folin, lo psichiatra Guido Pullia, la storica Giulia Albanese e l’autore Pietro Del Soldà.

Prima di tutto sono state introdotte da Stefano Bortoli la figura di Augusta Da Pozzi, detta Gusti, e la sua breve ma sorprendente vita. Giovane ragazza veneta, staffetta partigiana, poi iscritta al partito socialista, una volta diventata operaia si ammala di tbc.
Il libro è una narrazione di navigazione del dolore della malattia nei suoi ricoveri tra il Veneto e la Campania, pubblicato per la prima volta nove anni dopo la sua morte, nel ‘62. Ma non fatevi spaventare da queste prime righe, il diario parla di morte, ma è pieno di vita. Come ha evidenziato Marino Folin, Il mestiere di morire parla di cambiamento, di un momento improvviso in cui ci si trova strappati dalla vita quotidiana e gettati in un mondo nuovo in cui la prima risposta sarebbe quella di abbattersi e di accelerare la fine, oppure quella di acuire l’osservazione del mondo che ci circonda, con nuovo entusiasmo. Ed è proprio così che reagisce Gusti, accompagnando il lettore che attraverso gli occhi e le parole della malata ritrova calore e valore nelle piccole cose, è una riscoperta del quotidiano.

Il secondo cambiamento di cui parla il libro è un cambiamento che ci attraversa, il tempo che passa per chi si muove non viene percepito, invece Gusti ci rende consapevoli dell’enormità del tempo trascorso tra quando è stato scritto il libro e oggi. Gusti è presente e commenta una serie di fatti, le elezioni del ‘53, l’evoluzione dei partiti di massa e della cultura loro intrecciata, la morte di Stalin, le abitudini degli italiani di settanta anni fa, e infine, Venezia. La Venezia di Gusti era una città di stratificazione sociale incredibile, piena di industrie ed operai, oltre che artigiani ed altro, e attraverso i suoi occhi possiamo vedere oggi un’altra Venezia, in cui i turisti non sono i responsabili del cambiamento, ma solo un altro fenomeno che riempie un vuoto lasciato dal cambiamento del tessuto sociale cittadino, nazionale e internazionale.

Infine, Giulia Albanese ha osservato come Gusti, in quanto donna intelligente e conscia, si rende conto di diverse questioni ancora estremamente attuali, come ad esempio la religione e il ruolo della donna, la divisione di genere, le storie di violenza delle compagne di percorso nel ricovero. In conclusione Pietro del Soldà ha notato come nelle sue memorie Gusti vede la morte davanti, sa di non avere scampo, e la guarda come ad una esperienza vivificante. Non è una negazione di questa vita in terra in nome di una vita oltre, ma è un’angolatura particolare e speciale per cogliere la bellezza. Si ritrova in questo mondo spezzata e senza speranza, e con questo esercizio di consapevolezza riesce a guardare la vita con occhi diversi ed emozionati. La morte non è la negazione dell’esistenza, ma la sua esaltazione.

 
 
 
Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace