
Pensiamo alla Pace partendo da essa
Il Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace di Pisa ha ospitato la presentazione del libro Critica della ragione bellica di Tommaso Greco. Nella presentazione hanno accompagnato l’autore i professori Pierluigi Consorti e Chiara Magneschi, entrambi insegnanti all’Università di Pisa.
Il titolo già suggerisce il tema del libro: scardinare la guerra da quella posizione di centralità che le viene sempre più assegnata in questo periodo storico. Il professor Greco, ordinario di filosofia del diritto, nella sua riflessione si domanda: “E se invece iniziassimo a pensare la pace a partire dalla pace e non dalla guerra? Non è forse la guerra l’interruzione della pace?”.
“Ho sentito la responsabilità dell’impegno civile di parlare di pace tramite un libro divulgativo che non si riferisse solamente all’ambito accademico”. Così, il professor Greco struttura un libro accessibile e di forma divulgativa, per permettere a tutti di riflettere sui temi della pace partendo dalla pace stessa, e non dalla guerra. Infatti aggiunge: “Il primo lavoro che dobbiamo fare oggi sulla pace e sulla guerra, è quello di cambiare come si guarda questi concetti. Lo sguardo che io cerco di proporre, è proposto in maniera molto polemica, è un libro polemico nei confronti del clima bellicista nel quale ci troviamo. È un clima che ci vuole convincere che la guerra ci sarà e sarà ineluttabile”.
Il clima realista centrato intorno ad un’antropologia negativa secondo la quale l’uomo è un essere intrinsecamente violento e conflittuale, innesca una dinamica di percezione della realtà traviata dal senso di pericolo: “L’eccessiva attenzione dei media sulle guerre è fuorviante per la nostra percezione della realtà, è vero che ci sono tante guerre nel mondo, ma la maggior parte degli Stati non è in guerra. Parlare di pace e di realtà della pace vuol dire parlare anche di questa falsa percezione e slegare l’idea della pace da quella della guerra”, afferma Greco.
Infatti il contrario di pace non è guerra, ma violenza. La guerra non è il conflitto in sé, ma una modalità violenta di navigarlo.
Sulla tematica del conflitto il Professor Consorti ha aggiunto che “bisogna sottolineare la centralità del conflitto come elemento fisiologico della vita, e che quando c’è, può essere affrontato con una logica non distruttiva. La logica non deve essere quella di evitare il conflitto, ma avere la consapevolezza che il conflitto esiste e vi si può agire in modo nonviolento. Uno dei problemi attuali di queste guerre è che non si riconosce la dignità umana all’altro. Questa idea che oggi noi abbiamo che ogni persona è degna di essere persona solo per il fatto di essere persona è un concetto nuovo, del costituzionalismo del secondo ‘900. E noi dobbiamo custodirlo con forza”.
Contrapposto al concetto di antropologia negativa, non deve esserci quello di una natura umana intrinsecamente positiva, ma, come ha sottolineato la Professoressa Magneschi “non si deve rendere l’uomo una creatura intrinsecamente pacifica, ma fare in modo che l’uomo accetti l’esistenza dei conflitti e ne faccia una tappa nel percorso di miglioramento personale”. Così come l’uomo non è intrinsecamente buono o perfetto, neanche la pace lo è. A questo proposito commenta nuovamente Consorti. “Mi piace l’idea che la pace vada custodita, ma va anche costruita. L’idea che sia solamente da custodire è limitante, implica che sia sempre unica, giusta e perfetta, ma chi lavora nei Peace Studies lo sa, la pace non è l’obiettivo da raggiungere, è un processo. Siamo in pace quando lavoriamo in pace e per la pace, sviluppiamo e intessiamo i rapporti. Il tema della pace non è solo della scienza politica e delle relazioni internazionali, ma è proprio a tutte le discipline e tutti i mestieri”.
In tempi in cui il linguaggio della guerra sembra dominare, Critica della ragione bellica di Greco restituisce valore e forza al pensiero della pace. Il libro invita il lettore anche meno esperto ad una riflessione filosofica sui concetti di pace e di guerra, proponendo la pace non solo come assenza di guerra, ma come un principio e un valore attivo dell’impegno civile.



