La protezione del patrimonio culturale al tempo della Intelligenza artificiale. Il ruolo della globalizzazione umanitaria

l seminario promosso nei giorni 18-20 dicembre 2025 dal Gruppo di ricerca “Protezione del patrimonio e delle identità/differenze culturali nei conflitti armati (ed in altre situazioni di grave emergenza)”, operante sotto l’egida della Fondazione Ve.Ri.Pa., si intitola “La protezione del patrimonio culturale al tempo della Intelligenza artificiale. Il ruolo della globalizzazione umanitaria”.

L’evento ha quindi al centro l’evidenza delle modifiche introdotte nella relazione con il patrimonio culturale materiale ed immateriale dalla pervasività assunta dal diffondersi dei fenomeni legati dalla I.A.: ciò in pace come in guerra, ma anche (soprattutto?) nella sempre più ampia e preoccupante gamma di aree grigie proprie della contemporaneità. Le prime due sessioni sono dedicate a tale tema, esaminato sotto il punto di vista di diverse discipline.

Farà seguito la presentazione del volume contenente gli atti del convegno SIPBCD (Società italiana per la protezione dei beni culturali) svoltosi a Tortona nel settembre 2022, dal titolo “I disastri della guerra. Perché salvare la cultura?” (il volume è free download al link https://www.tabedizioni.it/shop/product/i-disastri-della-guerra-perche-salvare-la-cultura-1694?order=ordering+desc&series=2&section=collane).

Tale momento costituirà, per così dire, una opportuna parentesi prima della ripresa dei lavori con una svolta dedicata al ruolo che la globalizzazione umanitaria può svolgere al tempo della I.A. (in relazione in primis ai temi del seminario, ma è ovvio trattarsi di un fenomeno più generale). L’evidenza quotidiana ci mostra, in effetti, casi numerosi di frazioni di enti internazionali che si muovono in tale contesto, assumendosene anche i rischi, a fronte delle scomposte reazioni dei poteri consolidati. I casi più clamorosi sono sotto gli occhi di tutti. La sessione dedicata privilegerà peraltro il contributo che viene direttamente dal basso, da quella che si chiama società civile, attraverso il ruolo delle ONG, transnazionali e nazionali, che operano nelle aree geografiche a rischio come sui temi più scottanti (fenomeni migratori in primis), con un occhio di riguardo allo sviluppo di reti di comunità patrimoniali in diversi paesi europei; in applicazione “creativa”, allora, dello strumento giuridico di maggior forza innovativa che l’Europa abbia generato in questo scorcio iniziale di secolo (la Convenzione di Faro del COE).

L’ultima sessione è dedicata ad un tema estremamente conflittuale, nel dibattito dottrinale come nella società reale: quello del patrimonio culturale controverso e/o divisivo, ed ai suoi diversi profili, con particolare attenzione a quanto di nuovo (e di minaccioso, se del caso) vi sia nel suo atteggiarsi nel primo quarto di nuovo secolo.

Il materiale che uscirà al Seminario sarà, nelle speranze delle/degli organizzatrici/ori, significativo; data la mole, si deciderà se optare per una pubblicazione unica o articolarne due successive.

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