Il restauro come "Opera Aperta": Il padiglione della Santa Sede alla Biennale di Architettura di Venezia

Su apprezzato invito da parte del Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano, la Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace ha partecipato all’evento di finissage e presentazione del catalogo: Opera Aperta: La Riparazione come Atto Radicale, tenutosi a Venezia presso il Padiglione della Santa Sede per la Biennale di Architettura lo scorso 23 novembre.

L’evento si è aperto con la rimozione delle impalcature e del telo protettivo che avvolgevano l’altare del Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, sede protagonista del progetto presentato dalla Santa Sede per la Biennale di Architettura 2025. In un’atmosfera poetica, creata dalle note di una pianista del Conservatorio di Musica Benedetto Marcello, gli addetti ai lavori hanno disvelato il risultato di un lavoro durato mesi. Ecco un assaggio di questo momento magico.

Il progetto Opera Aperta presentato dalla Santa Sede è frutto dell’interpretazione in chiave architettonica della Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e, incarnandone pienamente l’esortazione alla salvaguardia della casa comune, “promuove un’architettura reattiva piuttosto che prescrittiva“, un’opera di restauro basata sulla cura conservatrice e rigeneratrice allo stesso tempo.

E’ proprio questo il principio cardine di Opera Aperta, come rivelano le parole di Giovanna Zabotti, curatrice del progetto insieme a Marina Otero Verzier, nel suo intervento durante l’evento: “restaurare vuol dire sì guardare l’architettura, ma guardare anche chi la deve abitare e mettere insieme le persone”. Infatti, trasformando il concetto di restauro da esclusivo ad inclusivo, il Padiglione della Santa Sede è rimasto aperto al pubblico durante tutti e sei i mesi di esposizione, creando uno spazio di condivisione in continuo divenire.

In un’operazione quasi paradossale, quindi, l’evento, che solitamente simboleggia la riapertura al pubblico di un edificio restaurato, per Opera Aperta è stato, nelle parole degli organizzatori stessi, un “finissage”: la comunità in questo caso non gode solo dei frutti di un lavoro esperto ad essa estraneo, ma ne è partecipe, collaboratrice attiva. Il complesso di Santa Maria Annunciata non è stato restaurato solo nella materia; è stato restaurato nel suo ruolo di catalizzatore sociale all’interno delle dinamiche collettive.

E di collettività parla infatti il Cardinale Josè Tolentino de Mendonça, Commissario del progetto e Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione: “Ratti [ndr Paolo Ratti, curatore della Biennale di Architettura 2025] ha parlato spesso di intelligenza collettiva. Ecco, la Santa Sede ha fatto del risveglio dell’intelligenza collettiva il centro di questo Padiglione. [Opera Aperta] è un progetto che cerca di lodare l’intelligenza collettiva e di parlare del suo contributo straordinario alla costruzione di comunità”.

Nello spazio generativo e condiviso che Opera Aperta è diventato durante i mesi di restauro, questa intelligenza collettiva si è manifestata in vari modi: negli workshop organizzati settimanalmente dall’Università Internazionale dell’Arte (UIA) che hanno tramandato le tecniche tradizionali di riqualificazione e costruzione alle nuove generazioni; nel lavoro in tandem di studi di architettura affermati [Tatiana Bilbao Estudio e Maio Architects], e di artigiani, restauratori e realtà locali veneziane; nella collaborazione con il Conservatorio di Venezia, i cui studenti hanno allietato i lavori di restauro usufruendo degli strumenti messi a disposizione; nella Tavola Aperta supportata dalla cooperativa Nonsoloverde, che ha offerto momenti di convivialità fatti di pasti condivisi e dialogo fra visitatori e residenti.

Insomma, nelle parole di Paola Mar, Assessora al Patrimonio e all’Università del Comune di Venezia, pronunciate durante l’evento di presentazione del Padiglione presso lo Spazio Incontri dell’Hotel Excelsior al Lido lo scorso 2 settembre, “Opera Aperta è un emblema. Non si tratta solo di vedere ma guardare la serie di riparazioni non solo dell’edificio ma anche delle relazioni che questo Padiglione in progress sta contribuendo a realizzare”.

Elena Fecchio

Ti è piaciuto questo articolo? Puoi condividerlo con: