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Il 18 marzo presso l’Università Ca Foscari di Venezia, il monaco e islamologo Ignazio di Francesco ha presentato il volume da lui curato “I Palestinesi: Storia di un popolo e dei suoi movimenti nazionali”, elaborato da Maher Charif, che ha privilegiato gli ascoltatori di un suo lungo videomessaggio, e Islam Nassar.

Quanto è stato messo in evidenza è come la Palestina, un territorio poco più grande della Sicilia, sia da sempre al centro di tensioni geopolitiche che ne hanno amplificato l’importanza ben oltre la sua estensione geografica. Con una popolazione di circa 15 milioni di abitanti, spartiti tra israeliani e palestinesi, oltre alla presenza di lavoratori migranti come i filippini, il conflitto che la attraversa si inserisce in un quadro globale sempre più complesso: secondo il Global Peace Index, attualmente sono attive 56 guerre nel mondo, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Le diverse chiavi di lettura del conflitto
Numerosi approcci sono stati adottati per comprendere la questione palestinese.
Il sionismo, nato come movimento politico nell’Europa dell’Ottocento, ha trovato una svolta decisiva con la Dichiarazione Balfour del 1917 e ha ottenuto ulteriore supporto internazionale dopo l’Olocausto.
Vi è poi una prospettiva storico-portuale, che considera il territorio un crocevia di commerci e scambi culturali.
Un’altra chiave di lettura che mette in evidenza il legame tra l’Occidente e questa terra è quella che vede l’ingresso di Napoleone in Palestina come l’inizio della modernità e del colonialismo nell’area.
Infine, l’approccio islamista enfatizza la sacralità del territorio, considerando la Palestina un luogo che non può essere soggetto a concessioni politiche.
Visione sacra si riflette nella retorica del conflitto da ambedue le parti e che affonda le sue radici addirittura nel periodo delle crociate.

Nel mondo moderno l’invisibilità dell’altro è un elemento chiave. Il muro di separazione e la divisione delle scuole servono a rendere l’altra comunità invisibile: nei libri di testo israeliani, l’arabo è spesso dipinto come un nemico; nei testi scolastici palestinesi, l’ebreo è rappresentato solo come colono e soldato, privo di un’identità complessa.

Il dibattito interno alla politica palestinese
Maher Sharif, autore del volume “I Palestinesi: storia di un popolo e dei suoi movimenti nazionali”, analizza la storia della politica palestinese, non astenendosi da evidenziarne errori e contraddizioni. Secondo l’autore, il popolo palestinese esisteva già in passato, ma la sua identità si è sviluppata lentamente, in gran parte sotto il dominio ottomano, quando i proprietari terrieri locali raccoglievano le tasse per conto di Istanbul.
Nel ripercorrere la storia di questo popolo, Sharif sottolinea come il discorso religioso continui a plasmare la politica locale e come questa sacralizzazione del conflitto renda ancora più difficile ogni possibile compromesso per entrambi i fronti.

Conclusione
Il conflitto israelo-palestinese resta uno dei più intricati della scena internazionale, radicato in narrazioni storiche, ideologiche e religiose che si sono stratificate nel tempo. La difficoltà nel riconoscere l’altro come un interlocutore legittimo e la persistenza di visioni assolutistiche continuano ad alimentare una guerra che sembra lontana da una risoluzione definitiva.

Di Giulia Alberoni

 
 
 
Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace