Cina e Corea del Sud: una relazione piuttosto “affollata”

Nell’inedita rubrica Mappamondo Fondazione Venezia estrarrà e commenterà le notizie più importanti riportate dai principali quotidiani mondiali. Ad aprire questa prima serie di post è l’articolo “China’s Xi urges cooperation on AI, telefraud in talks with South Korea’s Lee Jae-myung“, pubblicato dal South China Morning Post in data 1 novembre.

Commentando il recente incontro tra il Presidente cinese Xi Jinping e l’omologo sudcoreano Lee Jae-myung, la giornalista Alyssa Chen sottolinea gli argomenti principali affrontati durante il bilaterale tenutosi ai margini del vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) presso il Museo Nazionale di Gyeongju l’1 novembre.

Dalla cooperazione economica all’impegno comune per garantire la sicurezza nella regione, i due leader hanno toccato tutti gli snodi principali delle relazioni tra la Repubblica di Corea (i.e. Corea del Sud) e la Repubblica Popolare Cinese, compresa la questione alquanto spinosa della Repubblica Democratica Popolare di Corea (i.e. Corea del Nord). Ma andiamo per ordine.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, Xi ha annunciato che la Cina lavorerà intensamente con la Corea del Sud per accelerare la seconda fase delle negoziazioni per la stipula di un accordo commerciale bilaterale e per esplorare potenziali aree di cooperazione in mercati emergenti quali l’industria verde, i biofarmaci, la silver economy e l’intelligenza artificiale. Va comunque sottolineato che potenziali aree di cooperazione come quella dell’intelligenza artificiale e dell’industria hi-tech sono anche teatri di crescente competizione fra i due Paesi; una competizione che, però, Lee esorta a mantenere “amichevole” ed “equa” in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa statale cinese Xinhua e pubblicata mercoledì 29 ottobre.

Passando invece agli aspetti più delicati del confronto fra Lee e Xi, la Corea del Nord si rivela essere ancora una volta un nodo irrisolto (se non irrisolvibile) nel rapporto tra le due potenze. Infatti, se la Cina non si può permettere di schierarsi definitivamente con l’una o l’altra repubblica coreana – dato che l’alleanza con Pyongyang e la Federazione Russa è strategicamente utile in chiave anti-americana – è anche vero che la Corea del Sud in primis non può permettersi di scegliere tra Cina e Stati Uniti, essendo profondamente interconnessa economicamente con i primi – la Cina si conferma da vent’anni a questa parte il primo partner commerciale di Seoul – e militarmente con i secondi.

Anche il bilaterale dell’1 novembre, dunque, è stato all’insegna di questi due triangoli geopolitici: sebbene l’incontro di persona fra i due presidenti sia stato un segnale importante che sicuramente ha infastidito la Corea del Nord – Xi non si recava in Corea del Sud dal 2014 – gli esperti rimangono cauti. Non è un caso, infatti, che ore prima dell’incontro fra i due leader l’agenzia statale di stampa nordcoreana abbia riportato che la denuclearizzazione altro non era che un “sogno” che Seul non avrebbe mai raggiunto. Non è un caso nemmeno il fatto che mercoledì 29 ottobre, due giorni prima che il summit iniziasse, Lee ed il Presidente americano Donald Trump abbiano annunciato che Washington aveva dato il via libera alla costruzione di un sottomarino a propulsione nucleare da parte del cantiere navale “Philadelphia”, acquisito lo scorso anno dal gruppo sudcoreano “Hanwha Ocean”.

Le dinamiche che governano i rapporti interstatali nell’area asiatico-pacifica, quindi, restano complesse.

Elena Fecchio

Ti è piaciuto questo articolo? Puoi condividerlo con: