E’ stato pubblicato il terzo Quaderno della Collana a cura del Prof. Rolf Petri dal titolo “Balcani, Europa. Violenza, Politica, Memoria”.
Di seguito la Nota Introduttiva
Il presente libro rielabora le idee discusse durante un workshop organizzato all’Università Ca’ Foscari di Venezia, sotto lo stesso titolo, dal Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, dalla Scuola di Relazioni Internazionali e dal Centro Interuniversitario di Storia Culturale (Per il programma del workshop dell’aprile 2013 v. http://www.unive.it/media/allegato/School_IR/15_04_2013_Balcani_Europa_depliant.pdf). Lo spunto per avviare una discussione sul binomio Balcani-violenza era consistito nella pubblicazione di un libro da parte di Stefano Petrungaro che lo portava nel titolo (S. PETRUNGARO, Balcani: una storia di violenza?, Carocci, Roma, 2012). Per gli stimoli
importanti che hanno dato alla nostra successiva elaborazione ringraziamo i colleghi relatori del workshop che per vari motivi non hanno potuto partecipare alla raccolta dei saggi: Bruna Bianchi, Marco Buttino e Leonardo Paggi. Ringraziamo
altrettanto per aver arricchito il nostro dibattito Alberto Masoero che ha presieduto una sessione nonché tutti gli altri intervenuti. Un riconoscimento particolare è dovuto anche ad Armando Pitassio, Polymeris Voglis e Francesco Zavatti che, pur non presenti al workshop, si sono resi disponibili a partecipare
a questa pubblicazione consentendoci, così, non solo un migliore approfondimento tematico, ma anche un notevole ampliamento geografico e cronologico.
Ringrazio Maurizio Cermel e Maria Laura Picchio Forlati, Segretario generale e vice-Presidente rispettivamente della Fondazione “Venezia per la ricerca sulla pace”, per avere proposto questa pubblicazione per i “Quaderni”. Ringrazio Giovanna Pasini e Simona Pinton della stessa Fondazione nonché la casa editrice per la fattiva collaborazione accordataci nell’approntamento del libro.
Degli otto saggi inclusi nel volume, sei sono proposti da specialisti dell’area balcanica, in particolare della storia bulgara, croata, greca, romena e serba. In alcuni di essi si discutono anche momenti di storia slovena, bosniaca, macedone
e albanese, e spesso si guarda all’area balcanica e al suo contesto europeo nel loro insieme. Il saggio introduttivo del curatore, che non è uno specialista dell’area balcanica, si cimenta in una ricognizione storico concettuale attorno
alle parole “Europa” e “Balcani” cercando di metterle in relazione alla violenza, alla politica e alla memoria.
Stefano PETRUNGARO torna sugli stereotipi riguardanti i presunti tratti particolari della violenza balcanica, per metterli alla prova nella comparazione con il quadro europeo.
Il contributo di Armando PITASSIO discute dei vari usi della violenza come metodo della lotta politica e sociale durante
i primi decenni di Bulgaria autonoma e indipendente, usi che coinvolsero anche la Macedonia e la Tracia.
Il saggio di Francesco ZAVATTI sul legionarismo romeno si focalizza sulla teoria e pratica della violenza da parte di una
componente all’epoca non ininfluente dell’estrema destra europea, di cui caddero vittime prima i comunisti e gli ebrei; poi, sotto la dittatura reale, gli stessi discepoli di Codreanu.
La ricostruzione di Milovan PISARRI ripercorre lo stratificarsi nel tempo di una memoria serba che spazia attraverso le esperienze di entrambe le guerre mondiali, del periodo comunista e delle guerre degli anni novanta, e che si relaziona alla violenza esclusivamente dalla posizione della vittima. Quello serbo è
un esempio per le politiche della memoria prevalenti negli Stati successori della Jugoslavia.
Che la prospettiva né della vittima né del combattente basti per discutere e comprendere in sede storiografica il fenomeno della violenza in guerra è la tesi che Polymeris VOGLIS esemplifica attraverso l’esperienza greca della Seconda guerra mondiale.
Il saggio di Luca BALDISSARA discute il trattamento dei crimini di guerra nelle sedi politiche e giuridiche internazionali, tra cui il
Tribunale per la ex Jugoslavia istituito nel 1993, i cui procedimenti sono oggi diventati un riferimento imprescindibile per il binomio Balcani-violenza.
Infine, Maurizio CERMEL riprende le problematiche giuridiche e politiche che dopo le guerre jugoslave degli anni Novanta pesano sulla situazione delle minoranze etniche nei vari Stati successori discutendo anche le soluzioni prospettate in sede
internazionale.
Nel comporre il quadro dei contributi l’intenzione è stata quella di offrire una ricognizione da varie angolature sul tema della violenza, e di indagarne gli effetti sulla politica e sulla memoria dei paesi balcanici. Lo sforzo è stato diretto a focalizzare su situazioni a cronologia differenziata che spazino dal Congresso
di Berlino del 1878 al tempo presente. Pur nella pluralità delle idee tra gli autori, tutti i contributi convergono sul rifiuto di servirsi di attribuzioni preconcette secondo cui la violenza politica sarebbe un quasi connaturato fenomeno endemico
dei Balcani. Prendono sul serio la violenza descrivendola senza minimizzarne né l’orrore né la portata sociale e politica, ma anche contrapponendo agli stereotipi un’indagine storica che rivaluti i contesti, operi comparazioni, rifletta sui concetti. Il quadro pur ampio che crediamo di aver così composto rimane
tuttavia lontano dalla completezza. Sta al lettore giudicare se possa nondimeno offrire qualche utile spunto di riflessione.
Rolf Petri
Venezia, giugno 2016