Palazzo Labia, sede della RAI Veneto, ha ospitato la conferenza stampa di presentazione dell’evento Inventare la Pace che si svolgerà al Museo della Battaglia di Vittorio Veneto i prossimi 26 e 27 ottobre.
Due giornate per pensare la pace al Museo della Battaglia di Vittorio Veneto in tempo di guerra. Senza nascondere nulla. Quattro grandi laboratori scientifici e didattici con quattrocento giovani dai licei (provenienti sia dal Veneto che dal Friuli) e dalle università in azione, e venti interventi di ricercatori e studiosi. Due serate pubbliche tra il teatro, la musica e il dibattito pubblico delle idee sulla violenza della guerra e sulle vie della pace. Con Paolo Rumiz, Egidio Ivetic, Andrea Cozzo, Antonio Calò. Con un nuovo libro, Ilio upersis, sulla scena.
A partire dal simbolo di Troia in fiamme. L’immagine della caduta della città è il nostro archetipo più antico che attraversa il tempo, la storia, le culture, le lingue. Il nostro immaginario della violenza più disumana della guerra comincia dalla fine della città di Ilio. È un mito che parla della fine della civiltà, che serve da monito, buono per pensare. Serve per tutte le domande più importanti, anche le più difficili, per il presente e per il futuro. Ragioniamo su guerra e pace con tremila anni di pensieri. Per guardare e comprendere le logiche della violenza, per inventare le vie della civiltà e della pace. Per il nostro tempo, per la nuova coscienza civile d’Europa.
La conferenza stampa è stata aperta dal direttore della sede regionale Rai per il Veneto Giovanni De Luca che ha sottolineato “come si debba andare oltre alla retorica quando si parla di pace. Attraverso i laboratori che verranno fatti – ha detto il dirigente RAI – mi aspetto che i vari argomenti vengano fuori più di ‘pancia’, anche perché la guerra è più vicina che mai e ormai l’occidente ha perso credibilità”. Appello di De Luca rivolto in particolare agli studenti dei licei Foscarini e Marco Polo di Venezia presenti al lancio dell’iniziativa, curata soprattutto dal professor Alberto Camerotto, del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
Gli interventi sono stati moderati da Marta De Manincor, vicepresidente della Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace che, assieme ad altri partner ed enti, fornisce il proprio contributo per la realizzazione dell’evento in programma a Vittorio Veneto.
Anche se non intervenuto personalmente, pure il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha voluto esprimere il suo sincero plauso per questa due giorni. “Mai come ora abbiamo bisogno di questi momenti di riflessione per comprendere e affrontare quello che sta succedendo purtroppo anche in Medio Oriente. Personalmente ritengo che i problemi non si dovrebbero risolvere con l’uso delle armi. Lo sappiamo dalla nostra storia con le due guerre mondiali, vissute in tutta la loro tragicità dalla nostra gente e da un territorio che ancora oggi ne porta i segni. Storia documentata nel Museo della Battaglia di Vittorio Veneto che accoglierà gli incontri per riflettere sulla pace, ma anche sull’importanza della memoria come monito a non compiere più gli stessi errori. Mi auguro, quindi, un intervento massiccio della diplomazia per risolvere questa nuova crisi internazionale e riporre le armi. Ringrazio per questa iniziativa che può smuovere le coscienze civili e spronare ciascuno a farsi promotore del dialogo e della pace”.
Per il Comune di Vittorio Veneto ha preso la parola Antonella Uliana. Per l’assessore alla cultura “bisogna sollecitare i giovani a riflettere e su questo le Istituzioni devono avere un ruolo importante ed è quello che voglio che la mia città continui a fare. Il Museo della Battaglia sta diventando sempre di più un centro propulsore di pensiero positivo, attraverso l’arte, la musica, la letteratura”.
Come conservatore del Museo della Battaglia, Stefano Gambarotto, ha sottolineato come sia importante anche capire cosa sia stata la guerra. “Ragionando sul titolo da dare a questo appuntamento, che poi si è concretizzato in Inventare la Pace, ci siamo detti che è importante capire cosa sia stata la guerra nella mente di noi europei e che cosa è ora. Se ricordiamo quello che è accaduto nel 1914, non c’erano marce della pace, la gente era favorevole alla guerra. Oggi se qualcuno cade in guerra è una notizia, un tempo la perdita di molte vite era vissuta come una cosa normale”.
Saranno tantissimi gli studenti che saranno protagonisti con il lavoro che già stanno facendo in queste settimane e che porteranno nei laboratori organizzati a Vittorio Veneto. E per questo alla conferenza stampa, come rappresentante dell’ufficio Scolastico Regionale del Veneto c’era anche Mariano Montagnin che ha augurato buon lavoro.
Per Lucio De Bortoli (Istresco), che prenderà parte nella seconda giornata nel laboratorio intitolato Le vie della Pace, “raccontare la pace vuol dire parlare della guerra in modo diverso e per farlo è necessario smontare l’intelaiatura culturale. Bisogna capire come soprattutto la guerra è stata raccontata. Tempo fa era esaltata, per poi essere in qualche modo contestata attraverso una idea pacifista. Ad oggi è stata neutralizzata attraverso la cultura della memoria, ma questo porta ad eroicizzare e, quindi, raccontando la guerra come qualcosa di positivo”.
Tiziano Marson, ex vicedirettore della Tribuna di Treviso: “sappiamo benissimo che i giovani difficilmente leggono i giornali, ma ci sono altri strumenti con i quali rimanere informati. Chi produce informazione può comunque offrire dei contenuti importanti, perché non basta informare, ma bisogna capire e spiegare”.
Infine, a Federica Leandro (Aletheia Ca’ Foscari), Katia Barbaresco (Aletheia Ca’ Foscari, Liceo Foscarini di Venezia), Valeria Melis (Aletheia Ca’ Foscari, Università di Cagliari) e il professore Alberto Camerotto è stata affidata la spiegazione di cosa accadrà il 26 e 27 ottobre, e quale è in particolare lo spirito. “Prima di tutto – sottolinea Camerotto – questo è un progetto scientifico, che poi diventa un progetto didattico e anche un progetto civile, perché tutti noi siamo cittadini che devono pensare e dire. Non si va a scuola per studiare per la semplice erudizione, tutto quello che studiamo è potenza del pensiero per costruire quello che è il nostro mondo e tutti siamo responsabili”.
Carlo Antiga, Presidente di Banca Prealpi SanBiagio, istituto bancario partener dell’evento. “Sosteniamo con convinzione un’iniziativa che vuole portare le nuove generazioni a riflettere su un tema di estrema attualità: la violenza della guerra e il valore della pace. Un progetto che unisce teatro, musica, letteratura e approfondimenti con esperti e studiosi, con un importante coinvolgimento del territorio. Il nostro Istituto è costantemente impegnato nel contribuire a valorizzare tutte quelle attività che puntano a stimolare l’educazione e la coscienza dei giovani”.