Home / FOCUS SU... / L’attualità del messaggio di Don Germano a 100 anni dalla sua nascita

 

Di Stella Guizzardi

Importante figura veneziana, Germano Pattaro (3 giugno 1925 – 27 settembre 1986) è ricordato per essere stato teologo, precursore del dialogo ecumenico tra le Chiese, professore, partecipe al Concilio Vaticano II, coinvolto in diverse iniziative di divulgazione e riflessione su temi laici e religiosi, scrittore di diverse opere. L’ampia raccolta di volumi della sua biblioteca personale Don Germano ha voluto lasciarla alla Chiesa di Venezia, dando vita al Centro di Studi Teologici don Germano Pattaro, con sede a Venezia in campo San Maurizio. Il Centro di Studi è, tra le altre cose, tra i soci fondatori della Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace.


Germano Pattaro è stato tante cose: teologo, amante della montagna, professore, e soprattutto, un fervente pacifista. In occasione dei 100 anni dalla sua nascita, abbiamo intervistato Andrea Pattaro, nipote del grande sacerdote, che lo ricorda con affetto.

“Gli anni in cui visse Don Germano, erano anni di importante cambiamento”, ricorda Andrea Pattaro. E in effetti fu proprio così, Don Germano nacque nel 1925, vivendo la giovinezza durante la seconda Guerra Mondiale, e l’età adulta durante la Guerra Fredda. La sua vita e le sue opere furono profondamente segnate dal contesto storico in cui si trovava: il mondo necessitava di apertura dopo un sanguinoso conflitto, di procedere verso la distensione. Il suo agire procedeva proprio in questo senso, cercando di avvicinare laici ed ecclesiastici, ad esempio tramite il suo grande lavoro sui temi del matrimonio, ma anche cercando di creare legami e reti tra le diverse chiese. Fu Don Germano infatti uno dei primi a svolgere passi importanti per l’unione tra le chiese e le religioni. Questa sua caratteristica lo ha reso così attivo per le questioni di pace: “l’ecumenismo è in sé stesso lavorare per la pace, avendo lavorato così tanto per i legami tra le chiese, questo è stato un passo quasi obbligato, era un uomo di dialogo”, riflette Andrea Pattaro. Il dialogo è il vero protagonista delle opere di Don Germano, centrale anche in tema di riconciliazione e nonviolenza: “Non bisogna arrivare alla guerra, quando si arriva alla guerra non si può più discutere, il lavoro va fatto prima, non c’è altro metodo che il dialogo sincero”.


Nel 1985 figura tra i promotori dell’appello “Beati i costruttori di pace”, l’associazione che ha come obiettivo la sensibilizzazione della società moderna circa la necessità del disarmo ed il rifiuto della guerra, vista come una nuova e più moderna forma di imperialismo. Il primo ideatore dell’iniziativa fu Don Albino Bizzotto, che si rivolse a Don Germano per dare visibilità all’associazione. Don Germano infatti, era una figura decisamente in vista in quel periodo, sia per quanto riguardava questioni ecumeniche, che questioni civili, essendo lui uno dei primi obiettori di coscienza alle armi. Notevole il discorso che fece nel contesto del momento assembleare promosso dal movimento “Beati i costruttori di pace”, al primo grande congresso all’Arena di Verona nel 1986, a tema “Educazione alla mondialità e alla pace, disarmo, obiezione di coscienza, stili di vita”.


Se dovesse raccontare oggi ai giovani di Don Pattaro, come descriverebbe l’attualità del suo messaggio?
Andrea Pattaro risponde: “Don Germano oltre ad avere grande cultura ed intelligenza, aveva anche un’altra importante dote: la capacità dell’ascolto, fondamentale per il suo lavoro; chi lavora nell’ecumenismo se non possiede questa attitudine fa fatica a capire gli altri. Oggi l’ascolto è difficile, il mondo come si è sviluppato non ci aiuta ad ascoltare. Per questo ci vogliono anche più di prima persone che ci accompagnino all’ascolto. In questo don Germano è stato di insegnamento ai credenti e non, sempre stimato da entrambe le parti nel riuscire a mettersi sullo stesso piano della persona che aveva davanti, ascoltare e dare consigli sinceri”. “Era un costruttore di reti di dialogo che oggi si sono un po’ perse, quelli erano anni di grande cambiamento, anche la religione seguiva quel percorso e lui faceva parte di quell’epoca di transizione”.
L’attualità del suo messaggio la si ritrova in questo, fare affidamento sullo strumento del dialogo alla pari per comunicare e rapportarsi con l’altro, anche in momenti di cambiamento quando sembrano persi i punti saldi e l’istinto sembra portare verso la chiusura e i porti sicuri interni temendo il diverso. Continuare a costruire ponti e reti di comprensione è la lezione di Don Germano che supera le sfide del tempo e rimane un faro di speranza anche in momenti difficili per la pace come quelli di oggi.

 
 
 
Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace