
Giovani Staffette per la Pace: le nostre considerazioni finali
La giornata evento di Belluno del 10 dicembre 2025 ha concluso il progetto “Giovani Staffette per la Pace”, organizzato da Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace in collaborazione con Scuole in Rete per un Mondo di Solidarietà e Pace di Belluno. Una maratona di arte, cultura, sport ed educazione civica che ha arricchito vicendevolmente artisti, relatori, istituzioni presenti e spettatori, in uno scambio reciproco all’insegna della pace, dei valori olimpici e del rispetto dei diritti umani.
Infatti, in quello che è stato il 77° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ci piace pensare che l’evento “Giovani Staffette per la Pace” abbia simboleggiato la voglia viva e tangibile da parte della società tutta – istituzioni, scuole, associazioni sportive, culturali ed artistiche – di impegnarsi insieme per costruire in maniera concreta valori etici e morali che troppo spesso cadono in retorica vuota ed aleatoria.
In particolare, questa eterogenea maratona di eventi ha permesso un dialogo intergenerazionale che al giorno d’oggi risulta essere sempre più difficile. Un dialogo che Fondazione Ve.Ri.Pa. si è impegnata a rendere il più trasparente ed equo possibile, in modo da dare ai più giovani la possibilità di avere finalmente una voce chiara e distinta, e di interfacciarsi con il mondo degli adulti alla pari, senza preconcetti e pregiudizi.
I giovani ci sono. Bisogna solo avere la volontà di coinvolgerli ed ascoltarli.
Ed è proprio alla luce di questo credo che nelle proprie considerazioni finali Fondazione Ve.Ri.Pa. vuole dare spazio ai giovani studenti ed atleti che hanno animato la giornata evento a Belluno, evidenziando il significato e la forza del messaggio che hanno portato.
Durante la mattinata trascorsa al Teatro Dino Buzzati, ha particolarmente colpito l’esibizione degli studenti del Liceo Lollino di Belluno. Rivivendo le Olimpiadi di Berlino 1936 attraverso il punto di vista di Jesse Owens, atleta afroamericano che in quell’edizione vinse ben quattro ori in diverse specialità dell’atletica leggera, gli studenti hanno portato sul palco parole di grande intensità:
“Durante le Olimpiadi del ’36, lo sport è stato usato come strumento di propaganda della politica nazista, ma sono da sempre convinto che non sarebbe mai dovuto succedere. E allora dico ai posteri: oramai che i tempi sono cambiati, che ne avete la possibilità, che sapete benissimo tutti che non esiste nessuna vera razza da promuovere, usate lo sport come strumento di amore, pace e fratellanza. Per quindici giorni, dimentichiamoci delle guerre, dimentichiamoci l’odio. Lasciamo che le Olimpiadi siano quello che devono essere: la libertà di correre, vincere e gareggiare senza che nessuno venga escluso“.
A testimoniare la sentita partecipazione dei ragazzi sono anche gli interventi dei Presidenti e dei membri della giunta delle Consulte Provinciali Studentesche di Treviso, Padova e Belluno, nonché del Presidente del Coordinamento Regionale delle Consulte del Veneto Alessandro Giannesini, che ha sottolineato come, nonostante la guerra non sia stata né voluta né supportata dai giovani, i giovani non debbano e non vogliano tirarsi indietro di fronte alla responsabilità di cambiare le tradizioni politiche ereditate dal passato, che vedono la guerra come metodo privilegiato di risoluzione dei conflitti.
Infine, ci teniamo a ricordare l’intervento di Lorenzo Pradel, atleta del Comitato Italiano Paralimpico del Veneto che insieme a Sabrina Rizzo è Campione Italiano di Boccia Paralimpica 2024 (categoria BC5). Nella tappa finale della Staffetta per la Pace, che si è tenuta in Piazza Duomo di fronte alla Prefettura di Belluno con la partecipazione di Silvio Fauner, Lorenzo ha lanciato un toccante messaggio che incarna appieno l’essenza dell’intero progetto “Giovani Staffette per la Pace”:
“Siamo qui per dire che non abbiamo armi, non guidiamo carri armati. Le nostre armi sono una torcia, i nostri carri armati sono le nostre gambe e, per alcuni, una carrozzina.(…)
Il nostro pensiero va a tutti i giovani che vivono l’esperienza della guerra. Anche loro hanno diritto di vivere e di poter sperare di realizzare i loro sogni. La pace è un diritto di tutti gli esseri umani.
Signor Fauner, ora le consegniamo questa torcia. La porti a Cortina per noi. Porti questa luce in quella sede, la sede delle grandi competizioni, dove gli atleti sono avversari, mai nemici, si affrontano nel rispetto reciproco, sapendo che la vittoria si raggiunge con l’impegno e la fatica. (…)
Chi vince sui campi di gioco non ha calpestato i diritti di alcuno, ma ha dimostrato che la vera forza sta nella capacità di affrontare le sfide nel rispetto e nella considerazione dell’altro, come persona e come pari“.



